Non desidero apparire scortese, in realtà non lo sono

Leila non desiderava esattamente andare in quell’agenzia, di recente l’avevano chiamata diverse volte per dei problemi ai loro sistemi, e diciamo che mandavano davvero totalmente in tilt i loro computer e richiedevano costantemente lei, e non i suoi colleghi. Ormai lo aveva capito chiaramente che mandavano in tilt i sistemi solo per avere la sua presenza in quel luogo, e lei inizialmente non ci faceva caso, perché non era solita ricevere quel tipo di attenzioni, però dopo la quinta volta in un mese aveva compreso che non era un problema di sistema, ma un problema di personale di servizio. Certo erano degli uomini, ma questo non voleva dire che quella poteva essere l’unica occasione per interagire con una ragazza, potevano avere molto di più di quei piccoli istanti, non era forse cosi?
<non voglio essere scortese, ma è ormai chiaro che il vostro problema con il computer non è causato da malware, la vostra inabilità nel computer non è cosi grande come volete far credere. Ora, sono lieta della vostra attenzione che mi rivolgete ma gradirei che non chiediate più la ma presenza, preferirei di gran lunga risolvere altri tipi di problemi ai computer.> Cerco di non utilizzare totalmente il suo tono freddo e distaccato, ma quelle persone l’avevano infastidita oltremodo, ed arrivava fino ad un certo punto la sua pazienza e loro l’avevano tirata troppo per le lunghe.
Tornata alla sua azienda dovette spiegare il tutto al suo superiore il quale non fu molto d’accordo per quanto riguardava il suo comportamento verso i clienti. Leila cercò di spiegare che loro lo danneggiavano il proprio software solamente per chiamarli e chiedere di loro, ma il suo capo gli disse che non gli importava cosa facessero, l’importante era che pagassero.
Riuscì a resistere, non rispondere al proprio superiore, infondo non poteva proprio permettersi di perdere quel lavoro, stava ancora studiando, e voleva ancora studiare, e poi stava ancora aiutando la su amica, un lavoro del genere non poteva di certo perderlo.
Finito il turno di lavoro, concluso quella sera alle 20, causa alcuni problemi in azienda, Leila uscì, ancora stanca per la giornata di lavoro, e per quei clienti che l’avevano un po irritata. Non aveva alcuna voglia di tornare a casa e farsi da mangiare e cosi decise di scegliere una qualche tavola calda. D’improvviso si ricordò che una ragazza che aveva conosciuto lavorando le aveva parlato di una certa locanda dove si mangiava decisamente molto bene, tanto valeva provarci, non era una spesa assurda, e poi desiderava anche stare tranquilla per poter studiare per la mattina successiva.
<granny’s House!> lesse fuori dalla tavola calda. All’interno vi erano diverse persone e non sembrava proprio per niente un luogo troppo strano, anzi sembrava piuttosto piacevole.
Riportò la sua treccia davanti a se, sistemò la t-shirt che si era un po arruffata durante la giornata e sistemò la sua tracolla entrando finalmente nella locanda. Si guardò a torno, forse cercando se vi erano dei volti familiari, non voleva interagire con alcuni strani clienti che potevano chiederle nuovamente aiuto. Trovò un posto vicino al bancone, vide una giovane ragazza aggirarsi per il locale, sembrava lavorare li. <mi scusi, posso accomodarmi qui?> domandò con tono molto cordiale alla giovane ragazza che sembrava decisamente vicina alla sua età, dall’aspetto sembrava decisamente giovane.